DANIELE DENORA, UN ARTISTA E TANTI ALTRI RUOLI

Classe 1985, Daniele Denora, non solo è un musicista con una carriera alle spalle fatta di prestigiosi eventi e collaborazioni, Daniele è un vero artista, le cui competenze si distribuiscono intorno ad innumerevoli esperienze nel campo del doppiaggio (cinema, serie tv, cartoni animati), ma anche come attore di teatro, di tv , speaker radiofonico e lettore. A completare un quadro così ricco e variopinto, scopriamo che il talento artistico di Daniele Denora, si accosta a quello più prettamente tecnico, ma non per questo meno creativo: specializzato nell’uso di Cubase– nello specifico, nell’ orchestrazione virtuale- nel recording-mixing-mastering e nella post produzione, Daniele Denora può ben definirsi anche un esperto nell’uso del hardware audio-video, abilità che il musicista ha ben saputo convogliare in lavori audio con Sequencer e di montaggio video. Ma torniamo a ciò che riguarda più strettamente l’ambito di Daniele e che lo ha fatto esibire in manifestazioni esclusive, ossia la musica. Musica che lo ha reso celebre in tutto il mondo grazie alla partecipazioni in eventi che lo hanno visto  pianista, compositore, direttore artistico, cantante (corista, basso e baritono), direttore e assistente di coro, in importanti chiese, teatri, sale da concerto, sia in Italia che all’estero. Del resto, la formazione musicale di Daniele Denora è il risultato di un lungo percorso di studi che, iniziato con il conservatorio ( il famoso conservatorio di S. Cecilia a Roma), dove nel 2011 consegue il diploma di Laurea in pianoforte  sotto la guida del maestro Antonio Valente, ha proseguito conseguendo il biennio di Tirocinio di insegnamento di pianoforte per prestarsi poi a svariate collaborazioni in esercitazioni Corali. Una formazione così qualificata, permette a Daniele di schierarsi dall’altra parte e di far apprendere agli altri ciò che finora ha reso il suo bagaglio artistico così ampio; inizia, infatti, insegnando pianoforte e teoria & solfeggio musicale presso numerose scuole tra cui  “Roma Spazio Musica”, “Armonie Musicali” , “CentoPerCento Musica” e successivamente presso le scuole di musica “Clatro” e “Sentieri Musicali” di Roma, dove insegna tutt’ora. Inoltre, dal 2016, ha prestato servizio come docente di educazione musicale presso “Fondazione Cristo Re”.

Quindi non solo un artista che esprime il suo talento attraverso quella che è la sua indole più naturale, ma anche una persona che riesce  a trasmettere ciò che finora ha appreso, impartendo lezioni di musica a giovani e futuri musicisti.

Ma poniamo ora qualche domanda direttamente a Daniele…

Ciao Daniele…allora, incominci a suonare il pianoforte in tenera età, già a 6 anni, quindi questo è sintomo di un talento innato, un’ innegabile predisposizione alla musica che accosta la tua strada a quella dei grandi compositori classici…Volevo chiederti…nella tua famiglia ci sono altri musicisti, qualcuno che magari ti abbia trasmesso questa passione, e questo talento, invitandoti a prendere questa strada, o magari invece.. è partito tutto da te, da una scelta del tutto personale…?

Ciao Sonia! Innanzitutto vorrei ringraziarti per le meravigliose parole che mi hai dedicato. Sei stata fin troppo buona. Diciamo che spero di meritarmi tutti i tuoi complimenti entro la fine della mia, auguriamoci lunga, vita. – risata.

No, nella mia famiglia non ci sono musicisti. Ho solamente un padre che ama molto la musica “moderna” di qualità ( si parla della musica progressive rock degli anni 70/80 ). Se sapesse che ho definito la sua musica “moderna” forse non mi parlerebbe più  – risata.
Tutto capitò per caso quando, un giorno, passando davanti ad un’edicola, vidi una piccola tastiera in omaggio con una rivista di Cristina D’Avena. Mio padre me la comprò e da lì, fu amore a prima vista. Avevo circa cinque anni. Sentire quei suoni provenire dal tocco delle mie dita mi emozionava. Ben presto chiesi alla mia famiglia una tastiera poco più grande e in seguito un’altra  più professionale. La mia casa stava diventando una rimessa per tastiere – risata. Al che, se avessi voluto una vera tastiera digitale qualitativamente superiore, avrei dovuto iniziare a prendere lezioni private di pianoforte. Non credetti alle mie orecchie quando udii quella proposta e ovviamente accettai. Devo ringraziare la mia insegnante delle elementari, la maestra Maria Luisa Baroni, che già da tempo aveva notato il mio spiccato interesse e amore per la musica durante le sue ore di insegnamento, la quale provvide a “segnalarlo” alla mia famiglia. Un ruolo fondamentale va riconosciuto alla mia prima insegnante di pianoforte, la maestra Maria Teresa Casadei, che ricordo con molto affetto e tantissima gratitudine per la sua immensa professionalità e bravura, soprattutto per avermi fatto innamorare, sin da bambino, di quello strumento che, da lì in poi, sarebbe diventato il mio compagno di vita. Le devo tutto!  Successivamente proseguii gli studi con il maestro Maurizio Zinno, che, avanti negli anni, sarebbe diventato un grande amico oltre ad un eccellente mentore. Ed infine, il maestro che mi ha reso il pianista che sono oggi, il maestro Antonio Valente con il quale ho studiato al Conservatorio Santa Cecilia in Roma per l’intero percorso accademico, fino al conseguimento del diploma di laurea. E’ stato fondamentale nel mio percorso e ha instaurato con me un legame e suscitato un affetto che vanno oltre il rapporto allievo-maestro. Per me è stato un vero e proprio padre, “un padre artistico-musicale” Spero di essere stato sintetico nel resoconto della mia vita – risata.

 

La musica che tu componi, che dirigi o esegui come pianista o cantante, non è la musica che si sente alla radio, il tuo è un repertorio prettamente classico, che alcuni definirebbero “antico”…

La musica che ti appartiene è una musica d’altri tempi che tuttavia, proprio come un classico, non smette mai di incantare e catturare un pubblico sempre pronto a rivivere nei teatri o nelle chiese; sonorità quasi solenni, che ci discostano completamente dalla realtà quotidiana…qual è dunque secondo te, ciò che un uditore, uno spettatore, coglie, in un concerto…? Qualcosa che si recepisce nella durata stessa dell’evento, ma che poi entra anche a far parte di sé… oppure un momento di evasione completa dalla realtà circostante?

Un concerto sicuramente è un momento unico, una scintilla divina che lo spettatore può avere il privilegio di vivere e di custodire dentro di sé, dentro il proprio vissuto. Una sinfonia di Beethoven,  un quartetto di Brahms, una sonata di Schubert o un valzer di Chopin, possono realmente modificare, “intaccare” la sensibilità umana, cambiando per sempre una persona e il proprio modo di percepire la realtà. Non tutti purtroppo sono portati, o meglio, sufficientemente educati a convogliare dentro di se questa magia e a renderla sentimento. Nel nostro paese, il percorso educativo in ambito musicale, sin dalle scuole primarie,  non è all’altezza degli altri paesi europei. La musica e la cultura musicale hanno un ruolo marginale… quando invece dovrebbero essere il fulcro della nostra tradizione culturale. Basti pensare che l’Italia è la patria dell’opera lirica, studiata ed eseguita in tutto il mondo. Ma tornando alla domanda iniziale che mi hai posto, posso dirti che un concerto è sicuramente entrambe le cose. Sia dunque un momento che ti pervade e ti scuote dalle profondità dell’anima, sia un momento di pura evasione della realtà….o almeno, dalla realtà che noi crediamo  tale. Forse la vera realtà è proprio quella che consideriamo evasione. Se la gente accompagnasse maggiormente i momenti della propria vita con la musica, con i suoi eventi, con la storia e la cultura di tale arte, scoprirebbe che la realtà in cui viviamo in verità è molto più profonda e in perfetta sinergia con i suoni della natura che ci circonda.

Con il tempo la musica, ha continuato a cambiare ed evolversi, sono nati nuovi generi, nuovi stili, contaminazioni…mezzi di comunicazione che di volta in volta, sono diventati espressioni di un’epoca, delle sue contraddizioni, pensiamo ad esempio al ’68…ma anche al dark, alla new age, al punk, al più recente grunge…Ti chiedo quindi, qual’ è per te il significato della musica? Oggi, come un tempo…com’è cambiato l’approccio dell’ascoltatore nei confronti della musica…e cosa esprimi tu stesso, attraverso di essa…?

 

A mio modesto avviso, la musica nei secoli, per desiderio di sperimentare nuovi generi e stili, si è ritrovata per paradosso a regredire nelle sue strutture e concatenazioni armoniche. La musica sta tornado poco alla volta, in questi ultimi decenni in maniera esponenziale, quella che fu nelle sue origini, nella preistoria. Si da infatti più importanza ai ritmi ostinati e martellanti, così come un tempo i tamburi riecheggiavano nei silenzi di buie notti, piuttosto che alla ricerca di una struttura compositiva evoluta e musicalmente ben articolata nelle sue armonie e melodie. Dal mio punto di vista, l’apice della qualità musicale si è raggiunta nei primi anni del ‘900, dopodiché è sopraggiunto un lento e inesorabile declino.
Colpa anche e soprattutto dei ritmi della vita che sono diventati frenetici, senza pause e che, inevitabilmente,  si riflettono nelle strutture dei brani, sempre più semplificate, scontate e povere di “genio”. Le persone non hanno più tempo e voglia di regalarsi, dedicarsi, quei trenta minuti per ascoltare una sinfonia comodamente seduti sul divano di casa propria, con la mente e l’animo  completamente atti ad essa. La triste verità è che la società attuale non ha più tempo, tempo per concentrarsi sulla propria dimensione personale, che poi, è la sostanza vera della vita stessa. L’approccio dell’ascoltatore è cambiato in questo senso….tutto e subito! Un brano non può durare più di due minuti e ovviamente dovrà essere “ritornellato”, così da entrare il più facilmente possibile nella propria mente. Ci sono state certamente nella storia della musica contemporanea le dovute eccezioni che si discostano da quanto detto poc’anzi ma,a mio avviso, sono esigue rispetto alla mole di “musica”spazzatura che quest’ultimo secolo ha prodotto.
Per quanto possibile, cerco di rimanere aggrappato a quello stile, che in molti appellerebbero come “classico”, ma che io amo definire medievale, barocco, classico, romantico ecc , e riportarlo alla luce attraverso le mie esecuzioni e le mie composizioni, seppur in qualche caso, con contaminazioni moderne. L’ importante è che in tutto quello che si faccia, musica e non, ci sia sempre dietro una solida formazione e una  buona cultura.

Gli ambiti in cui esprimi le tue abilità artistiche sono parecchi e diversificati…come ricordato prima, oltre alla composizione, il canto, lavori anche nel doppiaggio, come attore e come grafico…ritieni che il potersi esprimere attraverso diverse modalità comunicative, possa in qualche maniera accentuare e dare maggior potere alla nostra capacità creativa?

Il pittore, il musicista, l’attore, lo scrittore e molti altri, esercitano  professioni, vere vocazioni, insite nell’arte stessa. Tutti questi mestieri confluiscono difatti in essa, ne fanno parte e sono complementari. Come può un artista, non  essere attratto anche dagli altri aspetti di questa? Per me è stato naturale e istintivo amare ed esplorare anche altre sfaccettature dell’arte come appunto la recitazione e il doppiaggio. Nella mia vita un mestiere ha aiutato l’altro. Le tecniche respiratorie apprese durante il mio percorso attoriale, sono  risultate fondamentali durante quello canoro e viceversa. Il mio saper scrivere musica mi aiuta ad interpretare meglio i brani che eseguo al pianoforte, il mio saper cantare fa sì che i miei fraseggi pianistici risultino più legati e cantabili.
Anche quando sono in sala di doppiaggio o su un palco riesco a “colorare” maggiormente il mio timbro vocale, nonché a modularlo al meglio,  grazie alle differenze di sonorità che percepisco dalla caratteristica specifica di ogni nota che emetto, dalla propria altezza e attraverso gli intervalli musicali che ne conseguono dalla loro successione. Dunque, ritengo assolutamente vero che esprimersi in diverse modalità comunicative possa accentuare e migliorare la nostra capacità creativa

 

5)Ti chiedo, prima di salutarti, se al momento sei impegnato in un tour di concerti, se hai qualche nuovo progetto o un sogno da realizzare…

Sonia volevo prima di tutto rinnovarti i miei ringraziamenti per avermi concesso questa intervista che si è rivelata molto, molto lunga. Se  avessi avuto sentore della sua durata avrei “addolcito” questo momento con dei dolcetti e una bottiglia di buon prosecco – risata.
Scherzi a parte è stato molto bello farmi questa chiacchierata con te ripercorrendo i momenti della mia vita più importanti, esponendo i  pensieri che mi caratterizzano e il mio punto di vista sulla musica e sull’arte in generale.
Per risponderti…la mia vita è un progetto continuo e soggetta a continui mutamenti. Spero di poter vivere più serenamente attraverso la concretizzazione di molte situazioni lavorative attuali, spesso   saltuarie e/o troppo poco remunerate. Sogno di poter avere la possibilità di vivere più dignitosamente con la musica attraverso un posto di insegnamento stabile in una accademia di musica o, perché no, in un conservatorio. In questo momento sto cercando di avviare una  scuola di musica in un locale a Roma in zona Prati…spero possa svilupparsi e diventare una realtà concreta nel panorama musicale di questa città. Spero inoltre, un giorno, di poter cantare nel coro della Cappella Sistina della Basilica di San Pietro: per me sarebbe un onore e un privilegio unico che si unirebbe a quello di far già parte, come cantore, della Veneranda Cappella Giulia e della Cappella Musicale del Vicariato di San Pietro. Sempre nel campo musicale, mi auguro di poter comporre delle colonne sonore, anche attraverso l’orchestrazione virtuale, per  qualche opera cinematografica di importante rilievo.

Nel campo della recitazione sogno di sviluppare qualitativamente il mio mestiere di doppiatore così che io possa  arrivare un giorno a doppiare grandi attori di Hollywood, ad associare la mia voce ad un attore specifico. Sempre in questo campo spero di poter girare, in qualità di attore, qualche grande produzione cinematografica italiana o anche internazionale. Ti direi che partirei domani stesso per Hollywood se non fosse che il mio inglese è davvero pessimo – risata. Non nego che recitare in un film in costume, ambientato nel medioevo, nell’ottocento o, a prescindere, in un contesto storico, mi renderebbe un uomo e un attore realizzato.
Per concludere ti rispondo anche alla prima domanda che mi hai posto e che distrattamente ho saltato. Ho da poco concluso dei concerti a Roma, in qualità di artista del coro,  organizzati dal presidente dell’Orchestra del cinema italiano Marco Patrignani tenutisi all’interno dell’Anfiteatro Flavio (Colosseo) e al Circo Massimo. E’ stata portata in scena, con più di duecento musicisti tra orchestrali e cantanti, la grandiosa colonna sonora de “Il Gladiatore” durante la proiezione del film stesso. Potremmo definirlo infatti un cineconcerto. Il tutto  alla presenza dello stesso Russell Crowe, attore che circa vent’anni fa impersonava il protagonista Massimo Decimo Meridio. E’ stata probabilmente l’emozione più grande della mia vita…esibirmi al Circo Massimo alla presenza di 6.000 spettatori e dentro al Colosseo dinnanzi all’attore che sin da bambino mi ha fatto innamorare del mestiere della recitazione. Un’icona per molti, una leggenda per me. Ho inoltre avuto l’onore in questi concerti di essere diretto dal magistrale direttore d’orchestra Justin  Freer e di poter collaborare con la magnifica Lisa Gerrard, la voce angelica a tratti soprannaturale che ha fatto commuovere intere generazioni, milioni di persone che, in questi vent’anni, si sono innamorati di questo capolavoro della storia del cinema.
Il resoconto di questi trentatré anni di vita? Nonostante tutte le difficoltà, i sacrifici e le incertezze che questi mestieri mi hanno “regalato”, se dovessi scegliere una vita diversa da quella attuale, probabilmente non saprei cosa scegliere…vorrei ripercorrere altre mille volte la stessa strada che mi ha donato negli anni gioie, dolori, sconfitte e vittorie e che continua a farmi amare la vita attraverso la sua divina arte.
Ho solo trentatré anni, ma, a volte, penso di avere vissuto già più di una vita intera.

denora