Intervista a Paolo Mansanti

Oggi siamo in compagnia di Paolo Mansanti, andiamo a conoscerlo meglio

Ciao Paolo, raccontaci un po’ di te.

Sono un ragazzo di ventinove anni in cui fin da piccolo si è manifestata una vena artistica e poetica. La musica è entrata nella mia vita a dodici anni con la conoscenza dei brani di De Andrè, e da lì, soprattutto attraverso l’ascolto dei grandi cantautori italiani, non vi è più uscita. Sono uno studioso di filosofia, amo leggere, amo ascoltare musica, e passo la maggior parte del mio tempo in un paesino sull’Appennino tosco-emiliano, in provincia di Parma, che si chiama Monchio delle Corti e dove ho le mie origini. Ogni tanto, da quel posto, che io chiamo “la luna”, ritorno in città (cioè “sulla terra”) per rivedere gli amici che abitano lì.     

Ci parli de “Il sogno del bambino”?

“Il sogno del bambino” è un disco che raccoglie dieci brani inediti scritti negli ultimi due anni (2018-2019), e che, in ogni brano, racconta una parte di me e della mia vita, del mio vissuto. L’amore è presente in vari pezzi, ma non è l’unico tema, è solo una vicenda fra le altre all’interno di un racconto più frammentario e sfaccettato. C’è anche, ad esempio, la questione del desiderio e della rinuncia, nei due brani che aprono e chiudo il disco, che viene affrontata così da due prospettive diverse, ma accomunate dall’idea che il desiderio, per quanto infinito, trovi i suoi limiti nella realtà, nel destino, non solo in ciò che noi vogliamo ma anche in ciò che l’Altro vuole. Qua e là emerge anche l’esigenza di conoscersi veramente nelle relazioni personali, di essere sinceri, di non mascherarsi, o di sperare che l’Altro ci veda per quello che davvero siamo, pur nella consapevolezza che, a volte, gli altri sono l’inferno e conviene avere pudore nel mostrarsi. E poi ci sono altre vicende, tutte esistenziali, legate alla malinconia, al ricordo, al tempo che passa. Sono brani che non vanno a costituire un concept-album (o perlomeno, il disco non è stato pensato così), ma che sono tutti accomunati dal fatto di essere pezzi di vita, cioè vita raccontata e messa in una forma artistica, parole e sentimenti che dunque provengono direttamente dal reale e che pretendono per questo di avere un certo tipo di verità, quella verità che è rappresentata dal sentire con cui si vive la vita stessa. Musicalmente, il disco – grazie alla collaborazione con il mio produttore e arrangiatore Piermatteo Carattoni –  ha tante atmosfere diverse: vi si incontra il rock, il pop, la ballata malinconica, lo sperimentale, e addirittura tratti di barocchismo e di surrealismo legati all’elettropop.        

Che ruolo ha la musica nella tua vita?

La musica nella mia vita ha un ruolo fondamentale: è una delle espressioni artistiche in assoluto più piacevoli che io conosca e non posso passare una giornata senza ascoltarla, anche a lungo. Ma, ancor più della musica in sè stessa, sono personalmente innamorato della canzone, della forma-canzone, in tutte le sue modalità e sfacettature, poichè la reputo un’arte molto alta e molto bella, dove all’immediatezza della comunicazione si unisce sempre la profondità dei contenuti. Trovo che sia un fenomeno di rara magia mettere insieme la musica alle parole, e che sia particolarmente significativo l’effetto che ne scaturisce, e che quindi la canzone sia meritatamente l’arte che va più di moda oggi. E’ sicuramente l’arte del nostro tempo, e la sua diffusione lo dimostra, e lo è forse più ancora del cinema e dei video. Un’arte molto popolata, oltrechè popolare, di cui tutti ormai vogliono far parte, e che presenta però, in quanto arte diffusa dai media e rivolta alle masse, una notevole dose di selettività al suo interno per coloro che la praticano.    

I tuoi Ascolti?

Ascolto principalmente musica italiana, e devo confessare la mia ignoranza per molti dei fenomeni musicali esteri – a parte, ovviamente, i classici. Io nasco con i grandi cantautori italiani, De Andrè, De Gregori e Capossela su tutti, ma col tempo ho imparato ad amare molto sia Ivano Fossati, ad esempio, che trovo un autentico genio visionario per i testi e per le musiche, che tutti gli altri grandi che hanno fatto la storia italiana (Vecchioni e Dalla su tutti). Inoltre, merita poi secondo me una particolare attenzione Zucchero. Non disprezzo affatto il pop e la musica italiana contemporanea, anche di alcuni cantati usciti dai talent, che ascolto con interesse e senza pregiudizi.  

Progetti futuri?

Ho in progetto, quest’anno, di pubblicare un saggio di filosofia. In futuro uscirà anche un disco nuovo, di cui ho già pronte le canzoni, e poi ci sono molti progetti in cantiere, come nuove poesie e nuove opere letterarie, tutto da concludere e pubblicare con calma nei prossimi anni. 

I tuoi contatti?

È possibile entrare in contatto con me su http://www.mansanti.it o rintracciando i miei account Facebook ed Instagram (“Paolo Mansanti Artist”)

 

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