Enrico Carso Alvisi sarà in concerto venerdì 13 gennaio, al Teatro Duse di Bologna, con ‘Un milione di amico tour 2023’.
Una grande serata, che segue i precedenti tre appuntamenti del ‘Progetto Emozione’.
Alvisi, cantante ed interprete bolognese, ci racconta qualcosa in più su se stesso e su questo importante appuntamento…

L’artista, parlando della sua carriera, esordisce “Io non nasco in una famiglia di musicisti ma, grazie a mio padre, mi appassiono da subito alla musica. Col passare del tempo, i suoi idoli, da Frank Sinatra a Fred Bongusto, passando per la musica latina, sono divenuti i miei. Ho perciò iniziato a studiare musica da bambino, dapprima approfondendo lo studio del pianoforte e poi del canto. Le mie prime esperienze musicali sono nate negli anni ’80, quando mi sono avvicinato all’artista bolognese Dino Sarti, partecipando a varie sue tournée teatrali e divenendo suo grande amico. Successivamente mi sono trasferito a Los Angeles, dove ho vissuto per circa 10 anni, approfondendo l’interesse musicale per Frank Sinatra, che ho avuto l’onore di conoscere nel ’93. In quel periodo, mi esibivo nei locali notturni tra Los Angeles e Las Vegas, con standard americani meno famosi, facendo questi brani un po’ miei, con molta dedizione e passione. Inoltre seguivo Frank Sinatra ogni qualvolta mi fosse possibile, portando i suoi brani meno conosciuti durante i miei spettacoli. Negli anni 2000 mi sono poi trasferito in Germania ma l’esperienza musicale in quel luogo non mi ha appassionato come la precedente. Rientrato in Italia, mi sono avvicinato alla musica della pop star brasiliana Roberto Carlos Braga, i cui brani avevo già ascoltato da bambino, grazie ad alcuni dischi che mio padre acquistò in Brasile. Con l’aiuto dei social, ho poi avuto modo di approfondire meglio la conoscenza di questo artista ed ho deciso di fare mie le sue canzoni, riproponendole in una nuova chiave, per il ‘Progetto Emozione’.”.
Entra poi nel dettaglio del Progetto Emozione, spiegando “Il Progetto Emozione nasce nel 2018 da una mia idea ed unisce la passione per la musica di Carlos all’impatto scenografico ed emotivo che voglio creare, dando vita ad uno spettacolo speciale, colmo di magia ed unico nel suo genere, in perfetto stile Las Vegas. Ho già fatto tre serate, al Teatro Tivoli, al Teatro Nuovo ed al Bravo Caffè di Bologna e venerdì 13 gennaio ci sarà la quarta, al Teatro Duse di Bologna. Il Progetto Emozione, come dice la parola stessa, ha lo scopo primario di dare emozioni al pubblico, attraverso musica, parole ed effetti scenografici di luci e rose lanciate dal palco. Sebbene la matrice dei miei spettacoli sia data dai brani di Carlos e l’impatto emotivo che voglio trasmettere segua quello dei suoi live, la mia impronta subentra nel momento in cui faccio mie le canzoni, attraverso gli arrangiamenti, la mia spiccata emotività e la creazione di una situazione ideale durante lo spettacolo. Il forte impatto scenografico è dato dalla scelta della location (che deve essere adatta al genere di musica ed alle emozioni che voglio trasmettere) e dalle luci (che devono andare a braccetto con il sound ed i testi dei brani). Naturalmente l’organizzazione di uno spettacolo del genere è molto impegnativa e prevede il lavoro di un gran numero di persone. Io mi occupo della supervisione dell’intero evento e della sua promozione, infatti ciascuna serata è gestita direttamente da me nei minimi dettagli, inclusa la scelta di location, brani e sviluppo dello show.”.
Un messaggio di stima per Romeo, che aprirà la serata al Duse “Aprirà il mio concerto Marcello Romeo, cantautore bolognese ed amico. Marcello è un artista generoso, sincero e non c’è nulla che non faccia col cuore. Quindi è perfettamente in linea con all’impatto emotivo del Progetto Emozione!”.
Prosegue raccontandoci il suo approccio alla musica “Parlando correntemente italiano, inglese, spagnolo e portoghese, ho interpretato brani in ciascuna di queste lingue, sempre sul filone del genere romantico. Poiché ho sempre avuto la passione di rendere mie canzoni già esistenti, traduco e reinterpreto brani di artisti dai quali sono particolarmente stimolato. Ad esempio in America ho portato brani di Dino Sarti, tradotti e reinterpretati in lingua inglese. Nello spettacolo ad Duse, che dura un paio d’ore con circa 20 pezzi in scaletta, porterò brani di Roberto Carlos, tradotti dal portoghese in italiano e spagnolo, in un riarrangiamento studiato ad hoc, con musicalità latine brillanti e moderne. I miei brani non sono traduzioni letterali ma versioni nuove, che mantengono l’impatto emotivo ed il senso del pezzo, creando però un testo diverso ed appropriato, basato sulla metrica della lingua che utilizzo nella traduzione, perciò i pezzi sembrano nati nella lingua in cui li scrivo. Vi sono alcune canzoni che si prestano naturalmente ad essere tradotte, mentre ve ne sono altre la cui traduzione ed interpretazione in lingua italiana diventa un lavoro assai arduo. In quel caso le lascio nella lingua originale, poiché la traduzione di un brano deve perlomeno dare lo stesso impatto emotivo dell’originale, se ciò non accade non ha senso tradurlo. Ad esempio, al Duse canterò una canzone spagnola di Carlos Gardel, dal titolo ‘El dia que me quieras’, che a mio avviso non si presta alla traduzione in italiano.”.
Fa poi una confessione “Il brano ‘Le balene’ mi emoziona sempre molto per la sua profondità, poiché utilizza questi animali come metafora, per parlare del senso della vita.”.

Un accenno anche all’ardua scelta della scaletta “Stilare una scaletta dei brani non è affatto semplice, poiché le canzoni devono avere un fil rouge che le leghi, in un crescendo emozionale che esplode in chiusura. Posso passare rapidamente da un brano ad un altro, che lo richiama immediatamente, oppure fare una pausa nella quale presento il pezzo. Infatti, durante i miei spettacoli, oltre a cantare, intrattengo il pubblico attraverso dialoghi e monologhi. Talvolta nella presentazione di un brano esprimo in prosa ciò che la metrica non mi ha concesso di dire all’interno del pezzo. Alcune canzoni sono sempre presenti nelle mie scalette, altre invece variano, sebbene ogni rinuncia sia triste. Anche il loro ordine temporale varia, proprio perché le emozioni sono dei momenti e mutano di continuo. Per questo spettacolo non ho ancora preparato la scaletta, proprio per il discorso dell’impatto emotivo del momento in cui avviene lo spettacolo. Si è capito che io non amo troppo pianificare, anzi mi piace l’improvvisazione.”.
Prosegue “Chiaramente ciò non vale per la mia orchestra, formata da ben 15 elementi, poiché tanti strumenti che suonano insieme devono essere perfettamente organizzati e coordinati. La scelta della formazione è stata fatta in maniera molto meticolosa, poiché ciascun musicista deve essere predisposto a questo spettacolo. Io ed il mio collaboratore Fabio Fanuzzi abbiamo fatto una selezione, alla ricerca di persone molto motivate, che credano nel progetto e lo amino. L’orchestra è formata da Alessandro Cosentino in qualità di direttore d’orchestra e violino, Roberto Magnanensi pianoforte, Enrico Galetta al bbass, Norival Max Testa alla batteria, Danilo Mineo alle percussioni, Laura Zoli e Roberta Montanari vocalist, Lorenzo Mazzochetti alle tastiere, Marco Ielpo e William Duarte alla chitarra, Roberto Solimando al trombone, Marco Vecchio al ssaxofono, Matteo Pontegavelli ed Elia Conti alla tromba.”.
Ci fa percepire il vero spirito dello spettacolo l’affermazione “Posso dire con grande gioia di avere un seguito importante, che riempie i teatri durante le mie performance. Il fine serata è un momento molto toccante poiché, sulle note della canzone di chiusura ‘Un milione di amici’, le persone ballano sotto al palco, mentre io lancio simbolicamente 120 rose bianche e rosse. Le rose portano il messaggio del mio amore verso un pubblico che mi dà tanto, venendo a teatro e talvolta dedicandomi le proprie lacrime di emozione.”.
Aggiunge una nota curiosa “Per me i colori ricoprono un ruolo primario, infatti vi sono colori che in determinate situazioni non tollero ed altri che prediligo e cerco. Ciò si riflette anche nell’impostazione dei miei spettacoli. Ad esempio, per cantare amo indossare abiti di colore bianco, blu oppure azzurro, per interpretare determinati brani necessito di raggi colorati, non posso avere intorno a me quadri con del rosso, che è però il mio colore preferito quando si tratta di auto, se vado in una camera d’albergo faccio togliere i copriletti di colore marrone… Tutto ciò al fine di creare situazioni in cui mi sento a mio agio. Se mi chiedete qual è il mio colore preferito, rispondo: dipende.”.
E per il futuro? “Sto già organizzando le prossime date del Progetto Emozione, tra cui una probabile al teatro Vittoria di Roma e quella di Madrid, rimandata a causa della pandemia. Inoltre uscirà presto un CD con 11 brani in spagnolo, contenente, oltre a pezzi miei, alcuni brani di Barry e Mary McCluskey (che hanno fatto le versioni in spagnolo per Roberto Carlos) ed un pezzo nato dalla collaborazione con Jurema de Candia (prima vocalist di Carlos). Ho assistito diverse volte alle esibizioni di Carlos e, poiché sono in contatto con i suoi collaboratori, magari un giorno avremo l’occasione di cantare sullo stesso palco…”.
Quando gli chiediamo una frase che lo rappresenti, Alvisi confessa “La prima canzone del mio spettacolo, intitolata ‘Emozioni’, chiude con la frase: con le lacrime o col sorriso, l’importante è l’emozione che vivo. Questo è il mio motto.”.
Enrico Carso Alvisi, attraverso il Progetto Emozione, ci regala uno show intenso e coinvolgente, che rapisce lo spettatore dall’inizio alla fine, facendogli trascorrere una serata unica e magica ma soprattutto vissuta con il cuore!

Stefania Castino