Monorene, l’intervista

Ciao e benvenuto. In poche righe ti puoi presentare ai nostri lettori?

Ciao a voi e grazie per il benvenuto. Sono Gianmarco Cannone, Monorene nomen omen. Ho 25 anni, sono un ragazzo come tanti con una forte passione per la musica, e ho usato quello che da piccolo pensavo fosse un difetto, ovvero avere un solo rene, per presentarmi alle persone. Nei miei brani non invento cose, emozioni e situazioni: sono io che offro la mia esperienza agli altri, cercando di trovare un contatto con le persone che ascoltano quello che scrivo e compongo.

I tuoi inizi con la musica come sono stati? 

A casa dei miei, in Puglia, c’è un vecchio pianoforte a muro in disuso. Da piccolo son sempre stato attratto da quella grande “scatola” dimenticata da tutti. Così, a sei anni ho soddisfatto la mia curiosità spingendo le dita sui tasti. Da lì è stato tutto un crescendo: ho iniziato con gli studi classici in accademia e ho continuato con il conservatorio (che ho lasciato poco dopo). Non sono una persona attaccata alla tecnica, pertanto ho capito che avrei dato il meglio di me staccandomi dagli studi e affrontando la “strada”, che per un musicista/cantante vuol dire far parte di una band e andare in giro per locali e palchi, suonare per gli altri e non solo per qualcuno che deve giudicarti.

Quali sono gli artisti che influenzano le tue scelte musicali?  

Gli artisti che mi vengono in mente senza pensarci due volte, sono Frah Quintale, Willie Peyote, Cosmo e Ainé per quanto riguarda la scena italiana.  Ho grande stima di loro e del loro lavoro.Vorrei citare anche Niccolò Fabi, Lucio Dalla, Pino Daniele e Battisti. Senza di loro la mia passione per il cantautorato sarebbe decisamente inferiore.

Per quanto riguarda la musica a livello internazionale, Jordan Rakei, Jorja Smith, Anderson Paak, Oliver Tree, Tom Misch e Tyler the Creator sono solo alcuni dei nomi che posso fare per descrivere la fortuna che abbiamo nell’avere artisti del genere in continua produzione.

Il testo di questo tuo brano: a chi si rivolge? Che cosa ci racconta?

Non è difficile capire a chi si rivolge, e cosa racconta soprattutto. “Nostalgico” parla di una relazione, di un amore iniziato e finito che dura attraverso ricordi, sensazioni e capelli lasciati sul sedile dell’auto. E, soprattutto, rimpianti per quello che sarebbe potuto esserci se tutto fosse andato diversamente, e nostalgia di ciò che è accaduto. Do voce a questa condizione, sfruttando una sonorità che si contrappone al testo rendendolo un brano fresco e dinamico.

Monorene

E le sonorità musicali invece? Chi ha curato lʼarrangiamento? 

L’arrangiamento è stato curato da Claudio Bruno e Gabriele Roia. Ringrazio entrambi per l’aiuto ed il sostegno che mi hanno dato, sono due professionisti che stimo ad un livello che va oltre il lavoro.

Di quale messaggio vuoi essere portatore con la tua musica? 

Genericamente la musica è fatta per essere il più possibile universale: sono queste le condizioni a cui ambisco quando parlo di musica. I mie testi sono molto personali, ma allo stesso tempo condivisibili da tutti. Personalmente non preferisco parlare di messaggio bensì di “condivisione”: esperienze, emozioni e parole che servono ad avvicinare chi mi ascolta al mio stato d’animo, e viceversa.

 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? 

A breve uscirà il secondo brano, che ha coinvolte le stesse persone del primo e che ringrazio ancora un volta. Essendo un artista emergente, la vera ambizione è quella di crescere, non di diventare subito qualcuno. Scrivere, vivere esperienze che mi permettono di avvicinarmi agli altri attraverso la mia musica e le mie parole. É tutto in salita,  ed io ho messo la prima e pian piano spingo l’acceleratore.

Grazie e buona musica